Il PDP come strumento per la didattica inclusiva
Chi lavora nel mondo della scuola sa molto bene che gli ultimi anni hanno portato ad una sempre maggiore attenzione agli studenti con Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) e Bisogni Educativi Speciali (BES). Sono molte le strategie adottate per migliorarne l’esperienza didattica, con la scommessa sempre più forte del MIUR sulla didattica inclusiva e sull’individualizzazione dei percorsi didattici.
Per gli insegnanti si rende dunque sempre più necessario conoscere gli strumenti a disposizione e i mezzi previsti dalla legge per educare gli studenti con DSA e
BES. Il Piano Didattico Personalizzato (PDP) si inserisce esattamente in questa rosa di realtà e rappresenta la colonna portante su cui si basa tutta la strategia didattica per lo studente durante il corso dell’anno.
In questo articolo vedremo:
Origini e finalità del PDP
Il Piano Didattico Personalizzato (PDP) è documento introdotto nel 2010 dalla legge n. 170, riguardante il miglioramento dell’esperienza educativa di studenti con Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) o Bisogni Educativi Speciali (BES). Pensato dunque per venire incontro a chi ha delle difficoltà aggiuntive nell’esperienza scolastica, si inserisce nella linea di inclusività tracciata dal MIUR negli ultimi decenni.
Proprio a partire dal 2010 si è presa coscienza, anche a livello normativo, che la via migliore per approcciare DES e BES è quello dell’individualizzazione dei percorsi per gli studenti. Distaccandosi dunque dalle logiche correttive prima adottate, si è intrapresa una strada che cerca di valorizzare il singolo alunno, piuttosto che omologarlo a norme che non gli appartengono.

Seguendo dunque un doppio binario pur sempre parallelo, da un lato gli studenti vanno aiutati tramite strumenti compensativi e misure dispensative; dall’altro lato, invece, vanno valorizzati nei loro punti di forza individuali. Per fare tutto ciò in modo organico è necessario redigere un documento onnicomprensivo, che eviti che il risultato finale siano dei singoli strumenti senza un obiettivo finale corale.
Proprio in questo contesto si inserisce il Piano Didattico Personalizzato, nominato esplicitamente anche dal decreto 5669 del 2011, attuativo della legge 170/2010. In particolare, il testo di legge prevede l’obbligo da parte del consiglio di classe di redigere il PDP per gli studenti DSA – lasciando a intendere come invece per gli studenti BES esso rimanga facoltativo.
Il PDP: aiuto per gli studenti, strumento per gli insegnanti
In che senso il PDP aiuta gli studenti? La redazione del Piano Didattico Personalizzato è stata istituita per creare una didattica più inclusiva, attenta alle necessità dei singoli alunni. Il fatto che gli studenti siano seguiti grazie ad un approccio collettivo e pensato ad hoc può infatti garantire il raggiungimento degli obiettivi desiderati anche in presenza di difficoltà nell’apprendimento.
Altro punto centrale nella scrittura del PDP è la continuità del processo educativo che l’alunno sperimenta. È infatti inequivocabile come la coerenza di trattamento e supporto giovi agli alunni con DSA o BES, che necessitano di quanta più stabilità possibile per concentrarsi al meglio sul proprio percorso di apprendimento.
Nonostante i benefici che gli studenti ricavano dall’esistenza del PDP siano ovviamente in primo piano, in realtà anche gli insegnanti possono trarre grandi vantaggi dalla sua stesura. La presenza di linee guida congiunte nell’educazione di uno studente può infatti essere un importante punto di riferimento cui guardare nella scelta degli strumenti compensativi (come l'uso di mappe concettuali o software per la sintesi vocale) e delle misure dispensative.
Per l’aggiunta, la fase di stesura del documento offre anche un’occasione di confronto con la famiglia e le figure professionali attorno al bambino. In questo processo, gli insegnanti possono comprendere appieno non solo le specificità educative dell’alunno, ma anche quelle caratteriali, importanti per approcciarlo nel modo migliore.
Tempistiche e primi passi del PDP
È molto importante sottolineare che il PDP rappresenta un piano temporaneo, ideato per individualizzare il percorso formativo anche in base all’età e alla fase di crescita dello studente. Ogni volta che viene redatto, ovvero ad ogni anno scolastico, esso viene preceduto da una attenta fase di osservazione in cui si cercano di comprendere quali sono le caratteristiche specifiche dello studente e ipotizzare le migliori strategie per aiutarlo.
Nelle prime fasi, sebbene la stesura del PDP sia di per sé collegiale, il coordinatore di classe ha il compito di raccogliere un quadro generale sullo studente – sia tramite la diagnosi di DSA che viene depositata in segreteria, sia tramite le consultazioni con famiglia e specialisti. La fase preparatoria in ogni caso non deve protrarsi troppo a lungo, dal momento che il PDP va – per legge – completato entro i primi tre mesi dell’anno scolastico in corso.
Come compilare il PDP
Chi redige il PDP?
Secondo le leggi vigenti, l’unico attore responsabile della redazione del PDP è il consiglio di classe. Dunque, quando perviene una diagnosi di Disturbo Specifico dell’Apprendimento, i docenti hanno il dovere di creare il documento in sede collegiale, cercando di cucire le misure adottate attorno alle specificità del singolo alunno.
Per raggiungere un risultato soddisfacente e utile al miglioramento dell’esperienza educativa inclusiva, il MIUR invita i docenti anche a consultare genitori e figure professionali vicine all’alunno (come psicologi, psichiatri e assistenti sociali) qualora fosse necessario. Ogni punto di riferimento adulto che conosce lo studente può essere infatti di vitale importanza nel personalizzare ulteriormente il PDP, rendendolo sempre più funzionale alle sue finalità.

In qualsiasi caso, il PDP andrà sottoposto alla famiglia e all’eventuale équipe pedagogico-didattica dell’alunno prima di essere approvato in via ufficiale. Questo passaggio garantisce tutti gli educatori siano concordi con il piano ideato, garantendo che ci sia un punto di incontro tra la vita scolastica ed extra-scolastica.
L’organizzazione degli incontri per il confronto e/o la semplice firma spetta ai docenti coordinatori delle classi. Una volta ottenuto il documento finale, una copia andrà consegnata alla Segreteria Didattica, mentre una seconda copia andrà recapitata alla famiglia in modo tale che tutte le parti ne rimangano totalmente informate.
Il Piano Didattico Personalizzato e gli studenti BES
Le norme non escludono poi che, qualora fosse necessario, lo stesso piano individuale venga fatto anche per gli studenti con BES, in base alle necessità dei singoli. Sebbene ovviamente gli strumenti specifici saranno differenti, i benefici potrebbero essere altrettanto validi e migliorare sensibilmente l’esperienza educativa anche ad individui al di fuori di DSA certificati.
Il suggerimento di creare un PDP anche per gli studenti con bisogni speciali ma senza una diagnosi vera e propria vuole creare un ambiente educativo quanto più inclusivo possibile. Inoltre, ben sapendo che gli insegnanti sono gli unici ad avere esperienza diretta dei ragazzini in ambito scolastico, le norme lasciano alla loro discrezionalità la decisione di utilizzare questo strumento anche al di fuori dei casi medicalmente riconosciuti.
Questo tipo di approccio può venire incontro non solo a chi ha dei semplici BES, ma anche per chi è in attesa di una diagnosi di DSA vera e propria. In altre parole, redigere sin da subito un PDP potrebbe agevolare uno studente indipendentemente all’”etichetta” ad esso associata, spostando il focus sulla funzionalità di un percorso individualizzato.
I contenuti del PDP
Essendo un documento dalla portata educativa centrale nel percorso di studenti con BES e DSA, il PDP prevede dei “requisiti minimi” che vanno assolutamente compilati. Per redigere un documento completo e a norma di legge, dunque, dovrete:
- Inserire i dati generali che riguardano lo studente, il suo ambiente familiare ed eventuali diagnosi o interventi già messi in atto;
- Una panoramica di partenza sulle abilità stimate dell’alunno;
- Un commento riguardante la condotta generale dello studente, meglio se non solo in ambito scolastico ma anche in quello familiare;
- Quali sono le caratteristiche del processo di apprendimento dell’alunno;
- Modalità di studio adottate dallo studente;
- Obiettivi individuati nello specifico per lo studente in questione, che possono essere uguali a quelli della classe di appartenenza ma eventualmente anche distaccarsene;
- Elenco e descrizione delle misure dispensative e degli strumenti compensativi (come mappe concettuali o software per la sintesi vocale) da adottare per lo studente;
- Indicazione dei criteri di valutazione unanimi e delle modalità di valutazione (eventualmente differenziate) che verranno adottate nei confronti dello studente;
- Accordo raggiunto con la famiglia ed eventuali commenti aggiuntivi.
Sebbene questi siano i requisiti minimi del PDP, il documento può anche essere integrato da relazioni aggiuntive dell’équipe pedagogico-educativa o da commenti aggiuntivi apportati dai professori.

È importante ricordare che il piano personalizzato è pensato per andare incontro agli studenti e valorizzarne anche il progresso. Per questo, il PDP non deve essere inteso come qualcosa di granitico e immodificabile: al contrario, è importante integrarlo e plasmarlo se le circostanze lo richiedono. Come potete leggere infatti anche su altri articoli del Blog Algor, è importante ricordare che nello specifico strumenti compensativi e misure dispensative vanno adattate allo studente anche in base alla sua risposta, tenendo a mente la progressività del processo formativo.
Articolo di Nina Komadina, content creator.