I cosiddetti “PCTO” sono ormai una realtà consolidata all’interno delle scuole superiori italiane, ma spesso continuano ad essere un concetto nebuloso. I Percorsi per le Competenze Trasversali e l'Orientamento (appunto, PCTO), sebbene vengano messi in atto quotidianamente nelle scuole secondarie di secondo grado di tutto il territorio nazionale, hanno ancora un quadro poco definito per quanto riguarda il loro ruolo alla maturità – oltre ad essere fortemente criticati da diverse parti della società.
Volendo fare un po’ di chiarezza, può essere utile avere una guida ben definita che spieghi dall’inizio alla fine tutto quello che c’è da sapere sul tema, soprattutto per tutto ciò che concerne gli sviluppi dell’ex “alternanza scuola-lavoro”.
In questo articolo vedremo:
I Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento (PCTO) sono stati introdotti con la legge 145 del 30 dicembre 2018 ricalcando, nell’idea generale, le esperienze di alternanza scuola-lavoro, diventate centrali a seguito della riforma “Buona Scuola” ma in realtà già regolamentata da una legge del 2003. Questa innovazione ha voluto seguire una tendenza generale del mondo dell’istruzione moderno, che punta sempre di più sull’autonomia dello studente e sulla capacità di applicare le competenze apprese durante le lezioni anche al di fuori dell’ambito strettamente scolastico.

La scelta di trasformare i PCTO in un’esperienza formativa obbligatoria è stata dettata dalla volontà di avvicinare sempre di più l’ambito scolastico con quello extra-scolastico, consentendo agli alunni di sviluppare abilità che non possono essere potenziate tra le mura degli istituti frequentati. L’idea sottostante è infatti che, uscendo dall’ambiente strettamente didattico, gli studenti possano iniziare ad applicare le conoscenze apprese in modo dinamico anche in ambito lavorativo.
A partire dal 2015 i percorsi trasversali sono diventati obbligatori per tutte le tipologie di istituto superiore. Questa nuova regolamentazione ha spinto alla decisione di far affiancare gli studenti da figure di riferimento nelle diverse fasi che la compongono, a partire dalla scelta della o delle realtà presso cui svolgere le ore richieste fino all’organizzazione di finestre temporali riservate al completamento dei PCTO.

La necessità per ogni alunno di portare a termine il monte orario previsto durante gli anni del triennio di scuola superiore ha infatti portato con sé anche un maggiore coinvolgimento delle scuole nella determinazione del percorso formativo specifico. Nelle prime due fasi che compongono la definizione del PCTO per il singolo studente, ovvero la scelta del percorso e l’avvicinamento alle realtà di riferimento, i dettagli dell’esperienza vengono concordati dal diretto interessato con il proprio tutor scolastico di riferimento.
Procedendo, durante la fase di svolgimento delle ore presso la realtà selezionata gli alunni sono affiancati dal cosiddetto “tutor esterno” (ovvero la persona di riferimento identificata all’interno della realtà ospitante). Una volta terminata l’esperienza, verrà redatta una doppia valutazione dell’esperienza complessiva: da un lato la realtà ospitante darà all’alunno un Certificato delle competenze raggiunte, comparandole anche con il piano originale; dall’altro lo studente sarà chiamato a valutare la propria stessa esperienza, iniziando a familiarizzare con le competenze di auto-valutazione.
Nel concreto, dunque, i PCTO consistono in esperienze formative extra-scolastiche che possono essere svolte presso diverse realtà, in base all’indirizzo della scuola secondaria di secondo grado frequentata. Il range varia da istituzioni statali agli enti culturali passando anche per le associazioni sportive, permettendo la personalizzazione dell’esperienza in base alle caratteristiche specifiche sia del corso di studi sia dello studente nello specifico.

Anche dal punto di vista del monte orario richiesto ci sono delle differenze da chiarire. La tipologia di scuola superiore frequentata incide infatti anche sull’estensione temporale dei progetti richiesti allo studente:
- Gli istituti professionali, fortemente legati all’ambito lavorativo, prevedono 210 ore;
- Gli istituti tecnici, un ibrido tra l’istruzione teorica e quella più pratica, prevedono 150 ore;
- I licei, improntati ad un’esperienza educativa più teorica, prevedono 90 ore.
Le opportunità offerte per la creazione dei PCTO sono molto diversificate e variano anche molto significativamente su base territoriale. Detto ciò, dal punto di vista nazionale, è interessante sapere che gli istituti sono invitati a presentare anche opportunità di esperienze all’estero nell’ambito dell’alternanza-scuola lavoro. Quest’ultima possibilità potrebbe essere molto interessante da esplorare, consentendo di unire la formazione trasversale con un’esperienza di contatto con il mondo esterno all’Italia.
Sappiamo che le esperienze di PCTO sono obbligatorie per gli studenti del triennio di ogni tipo di scuola superiore. Ma nel concreto, quando possono essere svolte le ore di alternanza scuola-lavoro? Ci sono delle regole di riferimento da considerare?

In realtà, la risposta è no. Gli studenti possono sviluppare e svolgere i propri percorsi, in accordo con la scuola e gli enti di riferimento, in qualsiasi momento dell’anno – sia scolastico che festivo. Molti alunni hanno deciso, soprattutto all’inizio dell’obbligatorietà del monte orario, di sfruttare proprio i pomeriggi o i periodi liberi dalle lezioni per concentrarsi sull’esperienza formativa extra-scolastica.
Nonostante ciò, una tendenza sempre più appoggiata dagli istituti superiori è la determinazione di un periodo di “pausa” dalle lezioni durante l’anno scolastico per permettere a tutti i membri di una classe di seguire i propri PCTO. Questo nuovo indirizzo si sta espandendo perché risulta particolarmente conveniente, consentendo al contempo agli studenti di concentrarsi sull’alternanza-scuola lavoro senza essere sovraccaricati dalla sua conciliazione con gli impegni legati allo studio
Uno dei temi più dibattuti ciclicamente nel mondo scolastico a partire dal 2015 fino ad oggi è stato il ruolo che i PCTO si ritrovano ad avere in sede d’esame di fine percorso. Sin da subito l’obbligatorietà dello svolgimento del monte orario minimo è stato un chiaro punto di riferimento per gli alunni. Anche in questo ambito, però, l’esplosione della pandemia da Covid-19 ha cambiato le carte in tavola, costringendo il mondo dell’istruzione a ridefinire con chiarezza la relazione tra PCTO ed esame di maturità.

Dopo essere stati sospesi e poi reintrodotti, per la maturità del 2023 i PCTO non saranno un requisito di ammissione necessario. Nonostante ciò, come già sperimentato negli anni passati, essi rappresenteranno una delle parti d’esame del colloquio orale, per fare in modo che l’esperienza trasversale e di auto-valutazione venga valorizzata e valutata sia dalla commissione che – in primis – dall’alunno stesso.
Se dal punto di vista teorico l’alternanza scuola-lavoro e il suo riadattamento a PCTO sembrerebbe essere una miniera di opportunità di crescita, bisogna sottolineare che molti studenti, insegnanti, enti ed esperti ne hanno sottolineato delle criticità strutturali. Innanzitutto, infatti, la mancanza di una retribuzione o almeno di un rimborso spese per gli alunni crea delle situazioni di disparità basate sul reddito, oltre a educare più allo sfruttamento del lavoro giovanile che introdurre ad un sano mercato del lavoro.

In secondo luogo, le esistenti coperture assicurative e la cattiva applicazione delle norme sulla sicurezza hanno portato ad un profondo problema di mancanza di garanzia di integrità fisica nei confronti degli alunni. Ricordando e chiedendo giustizia per i tre studenti morti durante i PCTO durante il 2022, sindacati, genitori, compagni e insegnanti hanno sottolineato (anche protestando) la necessità di individuare un ambiente completamente sicuro anche in ambito extra-scolastico.
Per concludere, è stato spesso segnalato che la definizione dei percorsi formativi individualizzati per ciascuno studente in base alle sue necessità e inclinazioni è spesso un percorso irto e difficilmente applicabile nella pratica. Questo compito si aggiunge infatti all’immensa mole di lavoro già richiesta agli insegnanti, rimanendo comunque vincolato alla disponibilità delle realtà locali ad accettare studenti in PCTO, con la conseguenza inevitabile che spesso le esperienze sono limitative se non addirittura completamente slegate all’effettivo percorso formativo seguito.