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Eugenio Montale, poeta italiano nato a Genova nel 1896, attraversa il Novecento tra letteratura e impegno civile. Contrario al fascismo, vive a Firenze e Milano, diventando voce critica e innovativa. La sua opera, premiata con il Nobel, riflette un'esistenza tra amore, guerra e solitudine.
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NEL 1896
DA UNA FAMIGLIA BORGHESE
SI DIPLOMA NEL 1915 IN RAGIONERIA
CONTINUA AD ALIMENTARE LA SUA VERA PASSIONE
LA LETTERATURA
IN PARTICOLARE SI APPASSIONA A DANTE, PETRARCA, BOCCACCIO E D'ANNUNZIO
VIENE MANDATO A COMBATTERE SUL FRONTE FINO AL 1920
MONTALE E' CONTRARIO AL FASCISMO
IL SUO ANTIFASCISMO HA UNA DIMENSIONE CULTURALE E NON POLITICA
DECIDE DI RECLUDERSI NEL SUO PAESE LIGURE
QUI LAVORA COME REDATTORE PER UN GIORNALE
DIVENTA DIRIGENTE DEL GABINETTO DI VIEUSSEUX
DIECI ANNI DOPO PERDE L'INCARICO
NON ERA ISCRITTO AL PARTITO FASCISTA
SI AVVCINA ALLA PITTURA
REDATTORE DEL CORRIERE DELLA SERA
CRITICO MUSICALE
SI SPOSA CON DRUSILLA TANZI
PIU' ANZIANA DI LUI DI 1O ANNI
POCO DOPO MUORE
DI ROTTURA AL FEMORE CHE AGGRAVA LA SUA SALUTE
https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Tanzi_Montale_Frankl.jpg#/media/File:Tanzi_Montale_Frankl.jpg
XENIA
DEDICATA A DRUSILLA
IL PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA
Eugenio Montale nacque a Genova il 12 ottobre 1896 da Domenico Montale e Giuseppina Ricci. La sua famiglia apparteneva alla media borghesia genovese e il padre era proprietario di una ditta di prodotti chimici.
Sin da piccolo il suo percorso di studi viene ostacolato dalla sua salute precaria e dalle varie malattie che lo colpiscono, come la broncopolmonite. Per questo motivo abbandona gli studi classici, perché troppo lunghi per preferire gli studi tecnici. Nel 1915 ottiene il diploma in ragioneria, ma nel mentre continua a coltivare la sua vera passione: la letteratura. Frequenta le biblioteche della città dove si avvicina a poeti e scrittori come Dante,Petrarca,Boccaccio e D’Annunzio.
Ad influenzare la sua scrittura furono anche i lunghi periodi di vacanza che trascorreva insieme alla famiglia nella Riviera ligure e in altre località marine.
In questi anni Montale si avvicina anche al canto, ma non deciderà mai di esibirsi al pubblico.
Nel 1917 viene arruolato a Novara nell’esercito italiano. Divenuto sottotenente di fanteria, viene inviato sul fronte, combattendo prima a Vallarsa e poi a Rovereto. Venne infine congedato con il grado tenente nel 1920.
In Italia nel 1925 si ha l'ascesa del fascismo, nei confronti del quale Montale si dichiarerà sin da subito contrario. Vive questo periodo recluso nel suo paese, alimentando una sua visione pessimista e negativa della vita. Questo pessimismo lo caratterizza anche dopo il fascismo, in quanto egli non riesce a riconoscersi in nessuno dei due grandi partiti italiani dell'epoca.
Il soggiorno a Firenze
Nel 1927 Montale raggiunge Firenze dopo aver ottenuto un incarico come redattore per un giornale. Qui riuscì ad entrare in contatto con il panorama letterario più moderno in cui si facevano strada autori come Ungaretti e Umberto Saba. Nel 1929 è chiamato a dirigere il Gabinetto scientifico Vieusseux, ma dieci anni dopo perde l’incarico perché non era iscritto al Partito Fascista. Mentre continua la sua carriera da giornalista e scrittore, si avvicina anche alla pittura grazie al Maestro Elio Romano. In quegli anni affronta oltre che a problemi economici anche relazioni sentimentali complicate: conosce Irma Brandeis, figura femminile presente nella raccolta Le occasioni , con il nome di Clizia.
Il soggiorno a Milano
Dal 1948 fino alla sua morte Montale vive a Milano. Qui diventa redattore del Corriera della Sera e critico musicale. Nel 1962 sposa a Fiesole, Drusilla Tanzi con cui già conviveva dal 1939. La donna, più grande di lui di dieci anni, muore poco dopo all’età di 77 anni, dopo che una frattura al femore dovuta a una caduta grave aveva aggravato le sue condizioni di salute. Dopo la morte della moglie, Montale si rinchiude nel suo appartamento milanese dove è assistito da Gina Tiossi fino alla sua morte.
Nelle ultime raccolte, come Xenia(1966),dedicata alla moglie Drusilla, Satura(1971) e Diario del ‘71 e del ‘72 (1973) è evidente il distacco del poeta dalla vita. Non fu mai molto partecipe delle vicende politiche dei suoi tempi, tanto che non si iscrisse mai a nessun partito, tranne per un breve periodo al Partito d’Azione, che abbandonò molto presto. Nel 1975 riceve il premio Nobel per la letteratura.
Il 12 settembre del 1981 Eugenio muore a Milano a causa di una vasculopatia cerebrale
Algorino
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