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La Scuola siciliana rappresenta un movimento letterario fondamentale per la poesia italiana, con poeti come Giacomo da Lentini, inventore del sonetto, e l'imperatore Federico II. Questo gruppo di circa 24 poeti, attivi tra il 1230 e il 1250, ha contribuito all'evoluzione della lingua italiana, introducendo nuove forme metriche e lessicali. La loro influenza si estese oltre la Sicilia, raggiungendo la Toscana e la Lombardia, e anticipando lo stilnovismo.
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ALLA LIRICA DEI TROVATORI
NON È BEN CHIARO COME LA SICILIA POTESSE AVER ACCOLTO QUESTE INFLUENZA
MOVIMENTO LETTERARIO NATO TRA 1220 E 1226
IN LINGUA VOLGARE ITALIANA
SUI TEMI DELL'AMOR CORTESE E AMORE CRISTIANO
NELLA CORTE SICILIANA DEL RE FEDERICO II DI SVEVIA
LO STESSO IMPERATORE E IL FIGLIO RE ENZO FURONO POETI
MOLTI ERANO POETI PER DILETTO E RICOPRIVANO ALTRE PROFESSIONI
SONO RACCOLTI NEL VATICANO LATINO 3793
ANTICIPA LO STILNOVISMO
NUOVE PAROLE, RIVISITANDO I TERMINI FRANCESI
PAROLE ITALIANE CON L’AGGIUNTA DI SUFFISSI
LA NOBILITATA LINGUA DEL SICILIANO ILLUSTRE
DA FORME MONOTTONGATE (CORE E LOCO), IL CONDIZIONALE IN -IA
SUFFISSI -ANZA, -URA, PREFISSI DIS-, MIS-, S- E LE ABBREVIAZIONI COME DIR O AMOR
ERA MOLTO RICCO, DATO DALLA FUSIONE DEL DIALETTO ITALIANO E FRANCESE
NASCITA DEL SONETTO UTILIZZATO NELL'EPOCA SUCCESSIVA
GIACOMO LENTINI
PER CAUSE POLITICHE CHE MIRAVANO A COLPIRE FEDERICO II
FU PORTATA AVANTI DAI COPISTI DEL LUOGO
TRADZIONE DEI TESTI PER RENDERLI ACCESSIBILI A TUTTI E TOSCANIZZAZIONE DELLE PAROLE
ADATTAMENTO FONETICO AL DIALETTO TOSCANO
COMINCIARONO A LAVORARE SOLO SULLA PRODUZIONE PRETTAMENTE TOSCANA
La Scuola siciliana si ispira alla lirica dei trovatori ma non è ben chiaro come la Sicilia potesse aver accolto queste influenza siccome i trovatori dopo la diaspora si spostarono in Spagna ed Italia del nord. Inoltre lo stesso Federico II non accettava la presenza di trovatori poichè non sopportava i loro toni nei suoi confronti. C’è una testimonianza scritta della presenza del trovatore Guilhem Figueira e si pensa che i trovatori Giraut de Borneil e Raimbaut de Vaqueiras fossero presenti sul territorio siciliano prima dell’ascesa di Federico II.
A prescindere della presenza o meno dei trovatori in Sicilia, di sicuro i poeti siciliano hanno conosciuto i testi dei trovatori dai libri infatti, alcune produzioni degli scrittori della Scuola siciliana sono delle fedeli traduzioni di opere provenzali. I poeti appartenenti alla Scuola siciliana sono circa 24 ai quali sono stati attribuiti circa 150 produzioni soprattutto tra il 1230 e il 1250 influenzate anche dalla cultura bolognese di Guido Guinizzelli.
Il manoscritto Vaticano Latino 3793 continente i nomi dei poeti della Scuola siciliana, non tutti erano originari dell'isola siciliana (anche pugliesi e calabresi) ma l’appellativo “siciliani” era dovuto all’appartenenza alla corte di Federico II. Molti di loro facevano parte della Scuola solo per diletto poiché avevano una loro precisa professione (notai, giudici, segretari, magistrati, burocrati); come Giacomo da Lentini, definito il caposcuola poiché fu l’inventore del sonetto.
Anche lo stesso imperatore Federico II e su figlio Re Enzo furono poeti siciliani altri nomi da ricordare sono quelli di Pier delle Vigne, Ruggieri d'Amici, Odo delle Colonne, Rinaldo d'Aquino, Arrigo Testa, Guido delle Colonne, Stefano Protonotaro, Filippo da Messina, Mazzeo di Ricco, Jacopo Mostacci, Cielo d'Alcamo, Percivalle Doria, Giacomino Pugliese, Ruggierone da Palermo, Tommaso di Sasso, Giovanni di Brienne, Compagnetto da Prato, Paganino da Serzana, Cecco Angiolieri e Folco di Calavra.
Importanza letteraria
La Scuola siciliana anticipa lo stilnovismo sotto alcuni aspetti stilistici, inoltre introduce nuove parole, rivisitando i termini francesi e utilizzando parole italiane con l’aggiunta di suffissi. Vi fu un distacco dall’accompagnamento scenico e musicale delle poesie, il tema amoroso riprendeva sia l’amore cortese che quello cristiano. Questo movimento letterario ebbe un’influenza anche sul pensiero filosofico. Le produzioni in lingua volgare arrivarono anche in Lombardia e Toscana.
Importanza linguistica
Dal punto di vista linguistico, i poeti della Scuola siciliana utilizzavano la nobilitata lingua del Siciliano Illustre, utilizzata successivamente anche dai poeti toscani. Era usuale utilizzare le forme monottongate (core e loco), il condizionale in -ia (invece di sarebbe si usava saria), i suffissi -anza, -ura e prefissi dis-, mis-, s- e le abbreviazioni come dir o amor. Lo stile di scrittura siciliano era molto ricco sia in termini della qualità che della quantità delle parole, create per neologismo e sincretismo, con la fusione del dialetto italiano e francese. Come già accennato nel paragrafo precedente, si deve alla Scuola siciliana la creazione del sistema metrico del sonetto che diventò molto importante nell’epoca successiva.
Per cause politiche che miravano a colpire Federico II, la Scuola siciliana andò incontro ad un decadimento a causa di complotti e congiure contro il governo dell’imperatore. Anche uno degli appartenenti alla scuola, Pier delle Vigne fu accusato di aver partecipato a queste congiure. La Scuola si scioglie definitivamente nel 1266 con la morte di Manfredi di Sicilia.
I poeti toscani che inizialmente si erano ispirati alla tradizione siciliana, cominciarono a lavorare solo sulla produzione prettamente toscana. Infatti, la tradizione siciliana fu portata avanti dai copisti del luogo che tradussero i testi per renderli accessibili a tutti e operarono anche un'operazione di toscanizzazione delle parole. Inoltre, venne introdotto anche un adattamento fonetico delle vocali: il dialetto siciliano ne usava solo cinque mentre quello toscano sette e con l’adattamento del toscano al siciliano le rime risultavano imperfette. Questa operazione di trascrizione però venne definita e considerata licenza poetica e non un vero e proprio errore.
Algorino
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