Giovanni Verga è considerato uno dei più importanti esponenti del Verismo e ricordato come scrittore, drammaturgo e senatore italiano. Tra i suoi scritti principali ricordiamo Storia di una capinera e l’opera I Malavoglia del 1881, riconosciuta come romanzo più notevole della letteratura italiana. Oltre ai romanzi si occupò anche di teatro, portando in scena la novella Cavalleria rusticana.
In questa mappa concettuale sono illustrate:
Di origini catanesi, Giovanni Verga apparteneva ad una famiglia nobile di Vizzini, piccola contrada della campagna siciliana. Primo di cinque fratelli, nacque il 2 settembre 1840 a Catania, come riportato nell’atto di nascita conservato negli archivi del Senato della Repubblica italiana.
Il gusto letterario romantico e l’amore per il patriottismo furono ereditati da Verga durante la formazione nella scuola secondaria di don Antonino Abate. A seguito di un’epidemia di colera, la famiglia Verga lasciò la città per rifugiarsi nella campagna e questo periodo legato all’adolescenza ispirerà molte novelle tra cui Cavalleria rusticana. Dopo l’iscrizione alla facoltà di legge, Verga abbandonò gli studi per dedicarsi al giornalismo politico e all’attività letteraria pubblicando i primi scritti.
Le violente sommosse nella provincia catanese, ispirarono Verga nella stesura della novella Libertà in cui si affronta il tema drammatico delle rivolte popolari per l’abolizione del dazio arrivando a saccheggiare le proprie terre. Dopo aver lasciato gli studi di legge, Verga si recò a Firenze, capitale del Regno e punto d'incontro di numerosi intellettuali, ed ebbe modo di conoscere Luigi Capuana, critico della Nazione. A questo periodo corrisponde la stesura del romanzo Storia di una capinera, di grande successo.
Durante gli anni trascorsi a Milano, Verga approfondirà la sua poetica in linea con le opinioni del verismo e del naturalismo contribuendo alla stesura degli scritti Eva e Nedda con influenze legate a scrittori come Zola e Flaubert. Nel 1878 viene pubblicata la novella Rosso Malpelo e il progetto di voler scrivere cinque romanzi intitolati successivamente in Il Ciclo dei Vinti e rappresentativi di ogni stato sociale.
In seguito ad una crisi psicologica rispetto a problemi finanziari, Verga decise di tornare in Sicilia e terminò la prima stesura del romanzo Mastro-don Gesualdo ottenendo un buon successo dalla critica e dal pubblico. Successivamente decise di portare avanti il progetto de Il Ciclo dei Vinti e parallelamente venne rappresentata l’opera Cavalleria rusticana a teatro musicata da Pietro Mascagni.
A causa della crisi creativa, Verga si allontanò dai principi del Verismo per ritornare allo stile post-romantico. Cercò di portare a termine il progetto de Il Ciclo dei Vinti senza riuscire mai a concludere. Gli ultimi anni furono caratterizzati da impegni politici e ultimi scritti; approvò la repressione delle proteste sindacali dei Fasci siciliani, appoggiati dal governo Crispi, allontanandosi definitivamente dalle idee politiche dei naturalisti francesi.
Verga adottò idee conservatrici e appoggiò il colonialismo italiano. Nonostante questo rimase benevolo nei confronti delle classi più umili. Durante la prima guerra mondiale prese posizione a favore degli interventisti e si avvicinò nel dopoguerra al movimento fascista. Nel 1920 ricevette a Roma la nomina di senatore del Regno dal Re Vittorio Emanuele III.
Morì in seguito a un’emorragia cerebrale due anni dopo nella sua città natia.
Alla base del pensiero verghiano è presente l’influsso della teoria del darwinismo sociale e il pessimismo dell’impersonalità, della scientificità e del naturalismo senza speranza di miglioramento sociale. Lo scrittore nega qualsiasi tipo di felicità, anche da parte delle classi più agiate, ma il valore della famiglia e del lavoro possono contribuire al raggiungimento della felicità.